lunedì 22 settembre 2008

Così è la vita/2

Davvero la vita è strana. Speravamo che tra alcuni mesi di saremmo stati in tre... e invece bisogna ricominciare da zero :-(
Sayonara Mamekochan.

domenica 7 settembre 2008

Organizzare la propria cucina giapponese in Italia

Questo argomento sarebbe più adatto per un forum che per un blog perchè avrei bisogno anche del parere dei lettori. Pertanto lo aggiornerò nel tempo anche grazie ai vostri suggerimenti.

Se siete stati contagiati dalle abitudini alimentari giapponesi (ad esempio perchè vivete con una persona giapponese, o avete vissuto lì molto tempo e amate quel modo di fare), probabilmente vorrete cucinare regolarmente alla giapponese anche stando in Italia, sia per ricreare quell'ambiente familiare che conoscevate, che per stupire gli amici. Quindi, oltre a disporre degli ingredienti adatti, sorge la necessità di organizzare l'angolo cottura e la tavola in modo da attrezzarla per una cucina così diversa dalla nostra. E quindi di fornirsi di attrezzature che normalmente non si usano in Italia.

Tanto per cominciare vorrei fare qui una check-list delle principali attrezzature e stoviglie necessarie/consigliabili, indicando dove trovarle ed eventuali strumenti alternativi.

  • La macchina cuociriso elettrica. (E' obbligatoria ogniqualvolta vivete con un giapponese)
  • Bollitrice per acqua (non è fondamentale in casa, ma è il vitale per il confort di un ospite giapponese, in albergo o in ufficio. Se non c'è ve la chiederà sicuramente.)
  • Bacchette per mangiare (Hashi), porta-bacchette (Hashi-oki), tovaglioli bagnati (oshibori), bacchette per cucinare, stuzzicadenti a punta singola (youji) nel loro tipico contenitore di bambu, bottigliette per shoyu e shichimi-togarashi, peperoncino, ecc...
  • Wan e scodelle di varie dimensioni, colori e materiali per riso, per miso-shiru, ramen, udon, soba, ecc ecc.
  • Una (o due o tre) serie di coltelli, dai coltelli tradizionali col manico in legno a quelli moderni in acciaio
  • stoviglie, soprattutto in ceramica e bambu
  • vassoi vari, in varie forme e colori
  • contenitore e mestolo per preparare il riso per sushi (oke e shamoji)
  • un vassoio per scolare il tenpura (cosa abbastanza comune e consigliabile anche per i fritti italici)
  • uno o più sake set (se avete il sake)
  • tetsubin e uno o piu ocha set (se vi piace il te, ma è una cosa abbastanza scontata)
  • tanto ghiaccio in frigorifero, per allungare birra e mix alcolici japanese-style (specie se organizzate una bella serata di karaoke con gli amici nipponici)
  • almeno un obento-bako per persona e relativi accessori, se vi piacciono.
  • Fornello portatile a gas per cucinare direttamente sul tavolo nabe, yakiniku, shabu-shabu, okonomiyaki, takoyaki, ecc. (o una piastra elettrica in alternativa)
  • un piccolo barbecue basso per fare yakiniku, yakitori all'aperto (una sorta di shichirin)
  • una "nabe" in terracotta da poter mettere direttamente sul fornello a gas
  • una "shabushabu-nabe" la pentola in metallo con il buco in mezzo per cucinare shabu-shabu sul tavolo
  • una "tamagoyaki-you-furaipan", la padella quadrata per cuocere la frittata
  • ... e tant'altro che per il momento non mi viene in mente

Ora dovremmo passare agli ingredienti... ne butto giù qualcuno:

  • Riso (quale varietà italiana si adatta di più alle nostre esigenze? Personalmente ho trovato un buonissimo riso giapponese, comunque prodotto in Italia: un altro pianeta!)
  • Salsa di soya giapponese
  • Miso
  • Tofu
  • Nattou
  • Daikon
  • Wasabi
  • Shichimi-togarashi
  • Olio di sesamo
  • Semi di sesamo
  • Salsa per okonomiyaki (ma come si fa?)
  • Alghe varie: nori, wakame, ecc ...
  • Taksuodon (scaglie di bonito essiccato)
  • Ingredienti vari per onighiri
  • Se avete la possibilità di farvi un orto... oba, edamame, saiaendo, daikon, ecc. coltivati direttamente da voi (che sogno!)
  • ... il resto lo scrivo dopo. A presto!

Nel frattempo, per farvi un idea su alcune attrezzature di cucina giapponesi, potete visitare il sito di Minohan http://www.minohan-net.com/ , una grande catena di negozi di attrezzature professionali. Dal sito è possibile scaricarsi l'intero catalogo in PDF. Istruttivo!

Un sito utile, se si capisse qualcosa, sarebbe Cookpad (http://www.cookpad.com/ ) una infinita raccolta di ricette, giapponesi e non, a cura di una community di casalinghe. Alcune ricette sono proprio fantasiose perchè le "cuoche" spesso si sbizzarriscono con ingredienti e tecniche veramente "originali"...

venerdì 5 settembre 2008

Così è la vita...

...così la vita. C'è chi se ne va, e c'è chi arriva.

Sembra che tra alcuni mesi saremo in tre... :-)

Nel frattempo lei ha gia messo il cartellino di Tamahiyo bene in vista sulla borsa, come si fa in G, per indicare il proprio stato interessante sulla metro, nelle code ecc. e avere un trattamento prioritario. Ma dubito che qui in Italia qualcuno lo capisca e si regoli.



Per la cronaca questo cartellino è Tamahiyo, cioè Tamago Hiyoko. Il personaggio con l'"ovettino" di un paio di riviste specializzate in "premother": "Tamago club" ("il club dell'ovetto") e "Hiyoko Club" ("il club del pulcino").
Il logo in secondo piano, quello grigio con la mamma e il bambino è invece il logo ufficiale del Ministero della Salute per le donne in dolce attesa, ed è una vera e propria priority card nella metro, in bus, nelle code, ecc. In G anche molto rispettata. Le signore le possono ottenere gratuitamente in ogni stazione. Questo invece era allegato alle riviste.

venerdì 8 agosto 2008

Nabe mon amour



La pentola, che passione.

Anche se non ero mai stato in Giappone d'inverno, avevo già avuto modo di scoprire questo piatto.

Per chi non lo sapesse, Nabe significa "pentola" ed è un tipico piatto invernale giapponese.

Si prepara mettondo svariati ingredienti a piacere come verdura, ortaggi, funghi, carne, pesce, crostacei, funghi a seconda dei propri gusti e disponibilità in una pentola di terracotta e fatti cuocere su un fornello portatile direttamente sul tavolo dove i commensali controlleranno la cottura e si serviranno da soli. E' quindi un tipico piatto che si mangia in famiglia d'inverno, seduti per terra e scaldati dal kotatsu. E la cottura sul tavolo contribuisce a creare una atmosfera calda.

Man mano che gli ingredienti arrivano a cottura si mangiano e alla fine, nel brodo che resta, si versa un po' di riso o udon, in modo da completare la cena.
In realtà il primo approccio con il nabe non fu proprio esaltante. Eravamo in Italia. Una sera di fine estate ci invitano a cena. L'unico italiano sono io. Sarà che forse eravamo troppe persone per troppo pochi ingredienti, ma mi ritrovai di fronte ad un grande pentolone pieno di acqua non salata, dove galleggiavano solitari un po' di cavolo cinese, un po' di carne tagliata fine e un po' di tofu. Alla fine della cottura comunque gli ingredienti avevano un sapore inconsistente, ed anche l'udon finale risultò alquanto insipido. Se questo era nabe, potevo benissimo farne a meno.

Alla fine però qualcuno mi avvisò "Attento, questo non è proprio un bel nabe".

Il caso volle che qualche mese dopo, girando in un grande magazzino, trovassi esposte delle pentole in terracotta, molto simile ad una nabe. Erano cinesi, ma molto simili alle nabe giapponesi, sia per quanto riguarda la pentola che per il coperchio. Sulla confezione l'importatore aveva scritto "pentola da fuoco", da mettere proprio sopra il fornello, senza protezione, come si fa con le nabe normali. Non resistetti, e la comprai.

Rispolverato il fornello portatile (piuttosto difficile da trovare in Italia) e recuperati con fatica gli ingredienti, la sera facemmo il nostro primo nabe familiare. Completamente differente e buonissimo.

Da allora almeno un paio di volte al mese, d'inverno, il nabe è obbligatorio.

Riguardo agli ingredienti, per il nabe c'è spazio per molta fantasia: qualunque verdura, ortaggio che ci piace è benvenuto. Non dovrebbero mancare però tofu e daikon. Carne, pesce, molluschi o crostacei possono arricchire il piatto, ma dipende da gusti e portafoglio. Il mio preferito in assoluto è il kani-nabe, la pentola con i granchi e le capesante. Veramente una prelibatezza.

Anche se la base è completamente diversa, mi ricorda il natio Cacciucco.

Ooops... ma questo è solo un avanzo. ;-)

martedì 5 agosto 2008

Nengajou e timbrini


Mancano sei mesi alla fine dell'anno. Fa caldo e noi italici abbiamo in testa solo sole, mare e divertimento. Sole, mare e divertimento. Sole, mare e divertimento.

Però sei mesi passan presto è quindi è già tempo di informarsi e organizzarsi.
In questo caso voglio accennare alla tradizione giapponese dei "nengajou", le cartoline augurali di capodanno.

A capodanno è abitudine scambiarsi cartoline di auguri, un po' come da noi, ma con modi e regole e un po' diversi.

Quando farli e quando non farli
Ogni famiglia le prepara e le manda a tutti i propri parenti o amici.
Aziende e negozi li mandano, magari ai propri clienti selezionati. Ne so qualcosa anch'io ;-)
E la cosa è praticamente obbligatoria.
Nel caso però che in famiglia ci sia stato un lutto, per quell'anno la famiglia non può mandare nè ricevere nengajou. Ciò non significa che è esonerata da questo lavoro, anzi con molto anticipo deve inviare a tutti i possibili corrispondenti un'altra serie di cartoline per informarli che, a causa del lutto non potrà mandare gli auguri a capodanno e che sarà bene che, per quell'anno non glieli mandino.
Insomma... qualcosa si deve spedire sempre!

Spedizione e consegna
Le cartoline di Capodanno vengono preparate in vario modo, ma è fondamentale che vengano consegnate al destinatario tutte insieme lo stesso giorno, la mattina di Capodanno.
L'anno scorso il sistema postale giapponese assicurava la consegna per il giorno di Capodanno delle cartoline imbucate entro il 21 dicembre.
Ovviamente il sistema postale giapponese è organizzato per garantire le consegne proprio quella mattina.
In primo luogo nei giorni precedenti il personale individuerà tutta la corrispondenza di quel tipo, la classificherà e la immagazzinerà in attesa della consegna.
In secondo luogo la mattina di capodanno i postini saranno chiamati ad una giornata di superlavoro per effettuare tutte le consegne. In Italia sarebbe possibile avere un sistema in piena efficienza la mattina di capodanno?

Le cartoline
Le cartoline sono di tipi, ma di solito si tratta di cartoline postali giapponesi, formato 10x15 verticale, dall'affrancatura economica (dato che è necessario spedirne un bel po').
Di solito c'è l'abitudine di prepararsele da se e da personalizzarle con scritte e timbrini.
oppure si possono trovare in tutti in negozi di cartoleria, nei conbinì, ecc.
Ad esempio Japan Post offre delle cartoline in bianco preaffrancate, dove è possibile scrivere a mano o usare una stampante.
Le aziende magari le fanno preparare, personalizzate, presso i service di stampa.
Gli argomenti dell'illustrazione sulla cartolina sono vari, ma vanno da quelli tradizionali, quali l'animale dell'anno dallo zodiaco cinese, alla composizione fotografica di famiglia (specialmente se ci sono stati nuovi arrivi). Raramente si sono illustrazioni natalizie occidentali, tipo l'albero di natale o la casa sotto la neve.

Timbrini
Elemento immancabile da apporre sulla cartolina è qualche timbrino, come da abitudine giapponese.
Data la mania giapponese per i timbri e timbrini (vi ricordo che in Giappone ognuno ha il suo timbro personale, che ha una validità uguale alla firma, se non superiore) questi non possono mancare anche in questo caso.

E qui io sono impazzito perchè in molte cartolerie si trovano dei fantastici timbrini, che farebbero la gioia dei nostrani maniaci filo-nipponici.

Ecco qualche foto, scattata a Tokyu Hands. Notare a destra il timbrino con Tottoro!





Stampa self-service
Quest'anno l'ultima moda era quella di prepararle al computer, stampandole su una stampante ink-jet a colori. E infatti era il business del momento. A Yodobashi, ma praticamente ovunque, c'erano infiniti modelli di stampante e montagne di cartoline stampabili, con kit, software e guide per comporre le fotografice. Anche io ne ho comprate un po', dato che costavano infinitamente meno che in Italia e che dovevo spedirne un po'. Anche l'ufficio postale ne vendeva, già affrancate, praticamente al solo costo del francobollo.
Ora vi saluto che vado a buttare giu qualche idea per i prossimi nengajou e poi andrò al mare anch'io.

P.S.: se passate all'Ufficio Postale, prendete anche la serie di francobolli di Capodanno. Quelli del 2008 erano tutti filigranati d'oro. Spettacolari.

giovedì 12 giugno 2008

Sayonara Giancarlo

Avrei voluto dirti di nuovo "Sì' muoviamoci, diamoci da fare. Non abbiamo limiti, se vogliamo."

E invece ora, improvvisamente, scopriamo che non si può più. RIP

Caro Giancarlo, sayonara

venerdì 30 maggio 2008

Stasera Kimpap




Home made Kimpap. Sushi alla coreana. Buono... ma a me piace più il sapore del sushi.

giovedì 29 maggio 2008

Questo piccolo mondo


Per scegliere dove viaggiare la mia dolce metà usa un piccolo mappamondo, di circa 8 centimetri di diametro. L'Europa è grande come un francobollo, e tutti i paesi sembrano estremamamente vicini.

E così mi fa "Danimarca, Finlandia, Portogallo, Svezia: finchè stiamo qui (leggi "in Italia") bisogna andare a vedere tutti questi posti. Tanto si raggiungono presto!" E mi fa vedere che, sul mappamondo il Giappone è un po' più lontano. Io onestamente mi spavento un po'...

Che dite? Le compro un mappamondo più grande?

sabato 17 maggio 2008

L'izakaya


Non ho intenzione di fare pubblicità, però questa è la saletta privata dell'izakaya dove vado quando posso. Mi piace tantissimo. Dicono che può ospitare fino a 35 persone. (E' vero, ci stanno!!!) E si può bere, mangiare e cantare a squarciagola.

Armadi e mobili giapponesi

Se siete in giro per Odaiba e avete una'oretta da perdere, andate a visitare il negozio di arredamento di IDC Otuka ad Ariake, dentro il palazzo di Tokyo Fashion Town, alla fermata di Kokusai-tenjijo Seimon dello Yurikamome.
E' il piu' grande showroom di arredamento in Tokyo. Ha una superficie di oltre 30'000 m° e Si sviluppa su 4 piani.
Così potrete vedere una selezione dei migliori mobili da arredamento, che piacciono ai giapponesi danarosi e con casa grande.

A parte la sezione italiana, con i leader del nostro design (soprattutto moderno), troverete tanti mobili un po' piu' tradizionali:
  • gli armadi nuziali giapponesi, dove vengono conservati i preziosissimi kimono,
  • i tavolini bassi in radica,
  • i mobili da studio per la camera dei bambini,
  • agli angoli cucina per i mini-mini-appartamenti senza cucina
  • e tanto altro.
Personalmente trovo molti mobili un po' troppo "legnosi" per il mio gusto, però sono molto belli e si integrano bene in una casa "legnosa" come quella giapponese.
Fanno un po' pena i mobili per gli angoli cucina, ma d'altra parte sono fatti per mini-mini-mini-appartamenti dove non c'era spazio per installare il piano cucina (in Giappone normalmente le case sono vendute con la cucina già pronta).

Cercate di far capire ai commessi che siete turisti, altrimenti, con la loro perfetta educazione ed efficienza, vi seguiranno ovunque.

Il palazzo dove si trova l'esposizione ha una enorme hall. Nel centro della hall, ogni ora si attiva una cascata d'acqua che scende dal soffitto, da 35 metri. E' particolarmente bella di sera, quando si creano begli effetti cromatici.


Se invece siete curiosi di cosa vende l'IKEA in Giappone, guardatevi il sito e scaricatevi il catalogo. Scoprirete che è quasi uguale al nostro, a parte qualche cucina e qualche accessorio che vorremmo che vendessero anche qui.

Toilette panoramica

Cari ometti, quando siete a Nihonbashi e vi scappa la "plin plin", guardate in alto. C'è un albergo che offre un bagno con questo panorama.


Se la foto non vi convince, ecco un piccolo video!

P.S.: anche il bagno delle femminuccie ha lo stesso panorama... ma non le tazze davanti alla finestra come questo.

mercoledì 14 maggio 2008

Metà e metà

Una precisazione. Scritti e immagini nipponici non voglion dire che noi siamo sempre lì. Ogni tanto lì, ogni tanto qua.

martedì 13 maggio 2008

Tempo necessario per rinnovare la patente

45 minuti. Compreso un corso di aggiornamento della durata di 40 minuti. E' stato questo il tempo necessario alla mia dolce metà per rinnovare la patente, in Giappone.

La cronaca
Entrati nella locale ufficio della polizia, prendiamo il n° per il turno, ma in realtà non abbiamo neanche il tempo per sederci in sala d'attesa che ci chiamano al banco.

Un operatore ci riceve. Dopo il solito inchino provvede immediatamente a controllare la patente in scadenza e la lettera che ci aveva inviato per invitarci a presentarci lì. Controlla sul terminale e provvede immediatamente alla riscossione della tariffa per il rinnovo.

Appena pagato fa compilare un breve questionario medico (tipo autocertificazione). Dato che non sono state indicate indicato patologie rilevanti, ci fa spostare ancora lungo il bancone dove c'è un attrezzo automatico per il controllo dei riflessi, dell'udito e della sensibilità ai colori. Anche questo test è superato.

Ci fa spostare su una macchina che immediatamente scatta la foto, la stampa sulla nuova patente (in formato carta di credito), registra tutte le informazioni nel microchip interno. E ci consegna la nuova patente. Sono trascorsi sì e no 4 minuti dal nostro arrivo.

Ora però occorre seguire un breve corso di aggiornamento sugli aggiornamenti normativi e i principali pericoli della strada. Comincia subito.

Il corso durerà 40 minuti e verranno lasciati due opuscoli, protagonista il solito Pipo-kun.

Fine. In 45 minuti.

In Italia quanto tempo ci sarebbe voluto? 45 minuti solo per andare a pagare il bollettino alla Posta...

Tivoli, Danimarca o Giappone?


Un motto diceva "Se Maometto non va alla montagna, la montagna va da Maometto".
No... il motto giusto è "Se il giapponese non va in un luogo, allora il luogo va dal giapponese".


Così dopo il parco giochi "Tivoli" a Copenhagen, http://www.tivoli.dk/, vecchio piu di un secolo, eccone uno, scopiazzato, in nipponia http://www.tivoli.co.jp/

:-)

Sali, tabacchi e valori bollati

E' logico che se uno va in giro tra Shibuya e Harajuku trova insegne come questa.




Scene da un matrimonio finto

Per ora godetevi qualche scena tratta da una "bridal fair" ripresa in un albergo a Daiba.
E' tutto finto, ad uso e consumo degli aspiranti sposini-clienti.





Il prete (americano) celebra la cerimonia


I cantori


Lo scambio degli anelli


Il suono della campana annuncia al mondo le nozze


Il lancio del boquet. Vi lascio indovinare chi l'ha preso... ;-)


Qui sotto, invece si comincia a far sul serio. E' la la sala dove i futuri sposini e i loro "personal assistant" definiscono tutti gli aspetti della cerimonia che faranno.



Questa sotto invece è l'entrata della bridal room. In Giappone i vestiti nuziali si noleggiano, così ogni albergo o matrimonificio ha la sua enorme collezione di vestiti, sia occidentali che giapponesi.

Notare la scritta in italiano.

Personalmente vi consiglierei, almeno una volta, di riuscire a vedere i vestiti nuziali giapponesi tradizionali. Sono incredibili!



Questo è il tavolo dove gli ospiti vengono ricevuti dai. Da una parte i parenti dello sposo, dall'altra quelli della sposa. Gli ospiti portano il loro regalo (soldi) in una bellissima bustina decorata, firmano il guestbook e ricevono le informazioni per la cerimonia.

Un paese di fotografia

Girando per le città, in particolare a Tokyo, mi stupisce vedere quanti negozi di fotografia ci sono.
Non intendo i grandi supermarket dell'elettronica come Yodobashi, Yamada, Kojima. Quelli si trovano anche da noi.
Intendo i laboratori di stampa, studi fotografici, ma soprattutto neegozi di attrezzature fotografiche usate. Se ne trovano intorno ad ogni stazione, ma vi sono anche nelle zone residenziali o in periferia, all'angolo di qualche strada, accanto al'alimentari.
Sono di solito piccoli Nikon-corner. Piccoli, ma strapieni di gigantesche macchine reflex analogiche e digitali e di mega-obiettivi, quasi sempre usati. Dentro non c'è quasi mai nessuno, a parte il proprietario.

Mi sono sempre domandato: ma come sopravvivono? Da noi, in Italia, ci sarebbe si e no spazio per un negozio simile per città o provincia.
Poi mi sono fatto quattro conti: da dove vengono le principali marche di attrezzature? Nikon, Canon, Minolta, Olympus, Ricoh, ... vengono da questo paese. Quindi questo per loro è un "mercato interno".
Questo mercato interno ha fatto sì che vi siano moltissimi "maniaci di fotografia", e soprattutto di attrezzature, che comprano in continuazione, e appena possono fanno "upgrades" comprano un'attrezzatura nuove dando indietro quelle vecchie o comunque usate. Usate poco e tenute bene, proprio in funzione della riconsegna.

Così questi negozi vivono vendendo a privati a rate il nuovo o il buon usato, e ritirano l'usato, dato che c'è un giro di attrezzature molto maggiore che da noi.


Fotografo intento a scattare foto a carri merci in una sperduta stazione ferroviaria.

Purtroppo non sono un fanatico delle reflex e ho problemi a parlare col l'0mino del negozietto sotto casa, altrimenti qualcosa comprerei anch'io.

P.S.: una cosa buffa: in Italia il formato piu' piccolo per le foto stampate è 10x15. Qui invece è molto più piccolo e in proporzione costa di più. Mi hanno detto che fanno così per risparmiare spazio in casa. Sarà vero?

lunedì 12 maggio 2008

Chi ha messo lo zucchero nei fagioli?

Tutto cominciò qualche capodanno fa. La mia dolce metà mi preparò un tipico piatto giapponese che si mangia appunto a capodanno. Era oshiruko con omochi.

L'Omochi lo conoscevo già, avendolo mangiato nell'ozoni. Ero stato perentoriamente avvertito: "Attento, perchè con omochi ogni tanto qualcuno muore. " Si comincia bene.

Per chi non lo sapesse l'omochi è un preparato di riso piuttosto duro, insapore, di solito in forma di palline o di tavolette, che si accompagna ad altri piatti caldi. Con il calore si ammorbidisce, diventa molto colloso e filamentoso, per poi reindurirsi raffreddandosi.

Purtroppo, se non si ha l'accortezza di deglutirlo con attenzione, può succedere che rimanga appiccicato in gola con esiti tragici. Lo scorso capodanno sono morti in sette, soprattutto vecchietti.

A me piace tanto la tavoletta di mochi scaldata sulla griglia e con una striscia di alghe nori intorno
Ok... Lasciamo perdere l'omochi e parliamo di oshiruko.

Come tutti i filonipponici sanno il fagiolo è alla base della pasticceria giapponese.

E l'oshiruko è appunto una crema di fagioli atzuki con lo zucchero, che si mangia tipicamente a capodanno, oppure si può preparare diversamente (e allora si chiama "anko") e mangiare col gelato alla crema o usare come ripieno per tanti spuntini

Ma io non lo sapevo.

Era uno dei miei primi approcci con la cucina giapponese. Da buon italiano aspettai questo piatto di fagioli, già un po' dubbioso sul suo sapore.

Ed ecco che mi trovai a mangiare il mio primo dolce giapponese.

Purtroppo per i primi tre secondi le cose filarono bene, ma appena il mio cervello elaborò la presenza del fagiolo, lanciò l'allarme. "ERRORE! ERRORE! ERRORE! ZUCCHERO NEI FAGIOLI". Per il mio cervello i fagioli sono solo salati; lo zucchero è semplicemente un errore. E così le cose diventarono piu difficili.

Anche ora, a distanza di anni, gustare dolci a base di faglioli mi è sempre un po' difficile. Menomale c'è l'omochi a stemperarne il sapore.

domenica 20 aprile 2008

Spuntino alla stazione

E così eccoci nel paese del sol levante, cercando di imparare le buoni abitudini locali.

Sono una buona forchetta, così non mi dispiace fare spuntini dove capita, ad esempio aspettando il treno.

Questo sono io davanti al mio sobaya, mentre aspetto il treno.


E' mattina presto e non ho ancora fatto colazione. Così mi rifocillo in maniera frugale, come fanno tanti uomini qui. E poi, quando vedo uno di questi negozi, non posso resistere, devo per forza entrare.



Fino alle 11 di mattina costa solo 300 Yen e per mezza giornata sei a posto.
Ma perchè non si possono mettere anche da noi?
Io mi sono un po' stufato dei vari Spizziko & C. dove un trancino di pizza surgelata ti costa quanto una fiorentina.

giovedì 17 aprile 2008

Visita a Niigata - 2° parte

[Continua da Visita a Niigata]

Ormai sta scendendo il buio e rientriamo in casa.
L'entrata di casa è un po' strana, sembra di entrare in un magazzino. Ma è un magazzino! E' un magazzino pronto per sopravvivere un inverno.
Mi hanno raccontato che queste case hanno una uscita in cima al tetto, per poter comunque uscire di casa quando la neve ha bloccato completamente tutte le altre uscite. Ma che tempo fa qui? E siamo solo a 3 chilometri dal mare!
Dentro la rimessa è buio, schiarito solo da una flebile lampadina annerita dal fumo e dal tempo. Le masserizie per il lungo inverno sono già pronte. I sacchi di patate, il riso e altre cose che non conosco. La legna è accatastata dentro. Le altre cose sono al sicuro nel sottotetto.

Ecco l'entrata della zona abitata. Si accede tramite due alti scalini, spostando delle porte scorrevoli di legno e vetro.

Sono scalini, ma potrebbero essere anche dei sedili, da quanto sono alti. E' qui che dobbiamo toglierci le scarpe.

Osservando meglio si nota che il piano del pavimento è rialzato circa 70 cm. e sotto il solaio è tutto vuoto. Da sotto filtra la luce dall'esterno, la casa è quasi una palafitta, proprio per mantenere ben lontana l'umidità. Ma passa benissimo anche l'aria fredda, e qualche animale...
Mi ricorda quello dove il piccolo Chibi-Totoro si nascondeva fuggendo da Mei. Ma questo è molto piu' alto e grande.

La struttura della casa è basata su quattro grandi stanze, tutte col pavimento in tatami. Le pareti sono scorrevoli, amovibili, oppure nascondono armadi a muro. Oltre a queste vi è una zona soggiorno formata da una stanza piccola, dove normalmente si vive e una cucina, abbastanza grande per la cucina quotidiana e per la preparazione dei prodotti da vendere o conservare. Entrambe hanno una grande finestra che da direttamente sul laghetto. Dalla cucina si accede ad un magazzino e da lì all'area dell'ofuro.

Andiamo nella nostra stanza, ci cambiamo e prepariamo i futon. Dentro fa freddo quanto fuori.
E' il momento del bagno caldo. E' come me lo aspettavo... un ofuro di campagna: freddo fuori e bollente dentro.

Piu' precisamente l'ofurò (cioè la stanza per la doccia e il bagno) e gli altri locali sanitari sono separati. Che sorpresa trovare nel gelido bagno esterno.... il washlet hi-tech riscaldato!

Nel passato l'ofuro era riscaldato a legna. Una stufa esterna con una serpentina scaldavano l'acqua, controllata da una persona che regolava il fuoco per fornire la temperatura giusta, e chiedendo ai "bagnanti" se andava tutto bene. Ora invece la stufa è stata sostituita da un bruciatore a gasolio.

La cena
Finalmente ci troviamo tutti insieme, a cena. Facciamo conoscenza. Io sono il primo occidentale che vedono. I tavolini bassi sono già preparati e imbanditi con dei giganteschi granchi e pieni di tante cose strane. E ovviamente stiamo seduti per terra sopra gli zabuton. Io mi sistemo alla meno peggio, cercando una postura compatibile. Gli zii sono molto calmi, sono contenti, ma capisco che forse sono un po' imbarazzati per il cibo. Non sanno se io gradirò il cibo locale che loro hanno preparato.
Oltre ai granchi ci sono tante cose strane. Ad esempio dei panetti di tofu preparati dalla zia. Tofu artigianale? Ebbene sì, tofu fatto con la soia dei loro campi. Un tofu molto grezzo e grigio... ma buono! Perchè tutti non fanno il tofu così?
La cena e le chiacchiere proseguono. Ovviamente io sto zitto e non capisco niente, e lascio il compito alla mia dolce metà. Cerco di riprenderli con la videocamera, e vedo che sono normali, non si preoccupano. Meglio così. Al contrario i miei parenti italiani, quando vedono che li riprendo, diventano buffissimi, innaturali o nervosi.
Al termine della cena posso dire che sono stato contento. Ho mangiato cose strane (qualcuna l'ho dovuta buttar giù per forza), ho fatto fuori due granchioni, e come al solito ho bevuto un bel po' di sake. Ho fatto un po' di conoscenza con gli zii e spero di aver anche fatto buona impressione.

Sono le nove e possiamo andare a dormire.

E' mattina.

Dopo la colazione giapponese, facciamo vedere il video del nostro matrimonio. Quello a cui loro non hanno potuto partecipare.
Mentre la proiezione va avanti ecco che il nipote ci porta una catasta di libri. Sono gli album di famiglia, tra cui quelli dei innumerevoli eventi a cui hanno partecipato.



Esce fuori anche un libro, l'albero genealogico della famiglia.
E' un libro di una quarantina di pagine in cui è stata ricostruita tutta la storia della famiglia e dei luoghi. Il primo membro registrato risale al 1730.



Il registro è fatto in varie sezioni:
l'albero della discendenza
  • il registro delle nascite e dei decessi, delle nascite e dei matrimoni,
  • la storia dei vari membri della famiglia, con accanto la storia del Giappone.
  • la storia della casa


La neve, esattamente come previsto, sta scendendo copiosa. Bisogna partire, prima che la neve faccia presa e blocchi le strade.




Facciamo una foto di famiglia e registriamo l'ultimo video di saluto. Ormai questo è un documento, chissà se li rivedremo mai piu'.



Prima di andare alla stazione, passiamo al Kani Center Marine Dream - Il mercato dei granchi e del pesce. E' pieno di negozi di granchi. Sono grossi granchi precotti e surgelati. Gli stessi che abbiamo mangiato la sera prima. Vi sono varie misure e prezzi. Ci facciamo confezionare due grossi pacchi pieni di granchi, uno per noi e un altro per per dei parenti.

Non possiamo portarli con noi sullo Shinkansen fino a Tokyo. Li facciamo spedire per posta. E' il 30 dicembre sera - ma ci assicurano - domani mattina (31 dicembre) saranno già a destinazione, ancora congelati. Nonostante debbano fare 600 km. Sarà vero?

C'è ancora tempo. Ne approfittiamo per girare nel mercato del pesce e dei granchi. Interessante.

Nel mercato del pesce ammiriamo i soliti pesci, granchi...

...gamberi e capesante.



Ripartiamo col solito mini-trenino locale.



Nevica ben benino, il paesaggio sta prendendo un'aspetto molto particolare.



Torniamo verso la metropoli, ci aspetta il Toki che ci porterà dritti dritti a casa.



Tokyo: 31 dicembre, ore 9: i granchi sono già arrivati a destinazione. Miracoli del sistema postale giapponese!

mercoledì 16 aprile 2008

Le macchine parlanti

In G quasi ogni macchina parla.

Il treno parla.
La metropolitana parla.
La biglietteria parla.
L'ascensore parla.
Il passaggio a livello parla.
L'ambulanza parla.
La macchina della polizia parla.
Gli automezzi dei vigili del fuoco parlano.
Il distributore automatico di bibite parla.
Il termometro parla.

Però il washlet suona e basta. Come mai?

mercoledì 9 aprile 2008

Visita a Niigata

E' la fine di dicembre. Due zii non sono potuti venire alla nostra cerimonia nuziale. Sono troppo vecchi e deboli per sopportare il lungo viaggio. Abitano nella vecchia casa di famiglia, sulle pendici di un monte a pochi chilometri dal mare, nella campagna a sud della prefettura di Niigata, al confine con quella di Nagano.
Mi hanno raccontato tante cose di questo luogo e delle persone che la popolano e l’hanno popolata. Delle loro attività e del loro ritmo di vita.
Lo zio era il primogenito e così ha avuto in carico la proprietà: la casa, le risaie, gli orti. Gli altri fratelli si sono dovuti organizzare diversamente, creandosi una vita altrove. Così è stato da sempre, per le generazioni. Ma son tutti sempre partiti da qui.

La casa dove abitano è una grande casa di campagna, tutta in legno. Il tetto è molto spiovente; tanti anni fa era di paglia (come si vede dalla foto sotto, , ma ora è sostituito ora da un anonimo alluminio grigio.

Il solaio è rialzato di quasi un metro, per mantenere asciutta la casa. Tutte le stanze hanno il pavimento in tatami, le pareti scorrevoli e amovibili, gli armadi a scomparsa decorati.
Sono sempre stato curioso di conoscere queste persone e vedere questo luogo di campagna. Sarà che ormai voglio vedere tante cose prima che scompaiano.

Il clima da quelle parti è particolare: piove spesso e d’inverno nevica tantissimo, anche 4 metri di neve. Così, al ritorno da Kyoto, decidiamo di fare tappa qui e trascorrere qualche giorno, prima che la neve renda la visita impossibile.

Niigata. Niigata è una regione montuosa che si affaccia sul Mar del Giappone; è molto famosa per la produzione di riso, sake e tanti altri prodotti alimentari. D'estate piove molto e d'invernonevica copiosamente. Su di essa infatti si scaricano molte perturbazioni provenienti dal continente asiatico.
Proprio per questo motivo i "niigatesi" sono molto invidiosi degli abitanti di Tokyo: quando a Niigata piove a Tokyo c'è sole. D'altra parte sono proprio questi monti a proteggere Tokyo dalle perturbazioni che provengono da nord-ovest.

Il viaggio. Il tempo è brutto, il servizio meteo ha annunciato che entro domani comincerà a nevicare.Partiamo da Kyoto con un treno espresso, il “Thunderbird” ("sandabbado" per i G).
Dai finestrini scorrono prima il lago Biwa e poi il Mar del Giappone in tempesta che ci da il benvenuto. Lungo la costa oscuri villaggi di pescatori sembrano raccontare di una vita ben diversa da quella a quella vista nelle grandi città. Capisco perché questa zona ha ispirato tanti canzoni Enka.

Cambiamo vari treni. Sono sempre più piccoli, lenti e rumorosi. Ma l'Hikari è esistito davvero?
Alla fine arriviamo, ma sta per tramontare e fa molto freddo.

Salutiamo gli avi
Come prima cosa andiamo a salutare gli avi nel cimitero di famiglia. Dobbiamo sbrigarci prima che faccia buio.

Non lo sapevo, ma questa famiglia ha un suo cimitero privato. É su una collinetta, intimamente protetto dentro un boschetto di altissimi bambù, a pochi metri da casa, lungo la strada per andare verso i terrazzamenti delle risaie e degli orti.
Bellissimo! Tante piccole statuette, più o meno consumate dal tempo, ci guardano, raccolte in un recinto di pietra. Su tutte c’è il simbolo di famiglia. Lo riconosco, era lo stesso del Kamon che avevo sulla mia veste da cerimonia.

Manacin svolge il suo cerimoniale. Con una brocca versa acqua sulla statua centrale, accende degli sticks d’incenso e poi accenna una preghiera. Non so quale per quale religione, non mi interessa.
Ma questa cosa mi piace. Mi piace soprattutto che queste persone abbiano cercato di mantenersi vicine, di generazione in generazione, e di passarsi questo testimone, rispettandosi a vicenda.
C’è una serenità incredibile. Sono commosso.
Anch’io, a modo mio, prego per loro. Un Padre Nostro non farà sicuramente male.


Torniamo alla casa.
Alle finestre sono già state messe le tavole di legno per proteggerle dalla neve. La rimessa è piena di legna da ardere e di masserizie, immagazzinate in previsione del lungo inverno.

Lato monte, addossato alla casa, c'è un piccolo laghetto con l'acqua corrente. Oltre che una funzione decorativa, svolge una importante funzione: sciogliere la neve che cade e mantenere sgombro quel lato della casa.

Andiamo, ormai è sera e ci aspetta un bel bagno bollente e una cena a base di granchi e di specialità locali, quasi tutte provenienti dai loro orti.

Di cosa perleremo?
[Continua…]