sabato 24 luglio 2010
Bon-odori per caso
Passeggiando vicino casa ci ritroviamo ella scuola elementare della moglie, da cui manca da una trenitina d'anni. Si sta festeggiando un Bon-odori ci sono molte persone che ballano, in abiti tradizionali intorno ad un alto palco con in cima dei suonatori di taiko, che scandiscono il ritmo delle musiche.Uno lo riconosciamo, è un amico e cliente... così mezz'ora dopo ci ritroviamo in cima al palco, con intorno la gente che balla, con i percussionisti all'opera.Ci invitano a suonare il taiko, nel Bon-odori del giorno dopo.La festa continua ballando e riprendendo con la videocamera tutto e tutti. Dato che sono l'unico straniero io e la consorte siamoal centro dell'attenzione.la festa si conclude con una gran mangiata di cocomero, insieme alle danzatrici professioniste che la animavano, con l'impegno di ripresentarci il giorno dopo. Ma non è finita: sulla strada del ritorno troviamo un banco per strada con tanti oggetti sopra, con un cartello "Prendeteci per favore, siamo gratis". Tra le varie cose ci sono delle statue statue di buddha (o altre divinità) in ceramica e legno e un enorme tanuki di ceramica.Mentre guardiamo incuriositi passa un signore che mi guarda, mi dice "queste statue sono come te, ti assomigliano, portatele via." e poi mi abbraccia. Prende delle buste, ci mette queste cose e me le consegna.Così torniamo a casa con 4 statue di buddha (o altre divinità) in ceramica e legno e un enorme tanuki di ceramica, alto 40 cm.Se non sono cose incredibili queste...
lunedì 19 luglio 2010
Immermann Straße, Dusseldorf, Japan
La città vanta stretti rapporti con il Giappone da oltre 50 anni, per cui lì si sono insediate le sedi europee di tutte le più importanti aziende nipponiche. E anche per questo motivo vi sono tantissimi giapponesi, soprattutto dirigenti e impiegati in missione all'estero, con le loro famiglie.
Molti di questi, soprattutto quelli in missione, mantengono il loro stile di vita nipponico, non si integrano con la realtà tedesca (spesso non imparano neanche il tedesco e molti non sanno neanche l'inglese) e hanno esigenze tipicamente giapponesi. Le mogli di questi se la godono in giro per l'Europa e i figli devono studiare nella scuola giapponese, per essere in pari quando torneranno in madrepatria.
Quindi vi sono anche molti negozi e attività comerciali giapponesi per giapponesi!
Immermann straße, un'ampia strada in centro, vicino alla stazione centrale, è la via in cui si concentrano molti negozi e istituti nipponici. Entrandoci, vi sembrerà di essere in una strada centrale giapponese. Vi sono alcuni izakaya, ristoranti, panetterie, alcuni fornitissimi alimentari, negozi di arredamento, saloni di bellezza, agenzie di viaggio, nonche le sedi di importanti banche, l'immancabile Mitsukoshi, l'Hotel Nikko, delle fornitissime librerie giapponesi. E l'80% dei passanti sono nipponici: business-men, mamme a fare shopping, studenti a comprare riviste e manga. A pranzo i ristoranti sono pieni di impiegati giapponesi... sembra di essere a Shinjuku. Da non perdere. Dato che Dusseldorf è anche una bellissima città e vi sono molti voli economici che partono dall'Italia verso Dusseldorf o la vicina Colonia, approfittatene per fare un salto in Immerman strasse. Vi consiglio di andarci, almeno una volta, possibilmente durante la settimana perchè il week-end molti negozi saranno chiusi. E con tanto spazio in valigia.
lunedì 29 marzo 2010
Preparare il nattou in casa
Il nattou si mangia insieme al riso, alle uova sbattute e ad altri ingredienti, alla mattina o a pranzo.
In Giappone è facile comprarlo confezionato in ogni negozio alimentare. Costa pochissimo,circa 80 yen per una confezione monodose da tre. Ma qui in Italia è molto più raro e costoso (spesso abbiamo pagato 5 € per una confezione).
Alla base della fermentazione del nattou c'è l'utilizzo di un batterio particolare, il "Bacillus natto", conosciuto in giapponese col nome di "nattō-kin".
Così, ci siamo industriati e, seguendo le istruzioni, abbiamo provato a preparare il nattou in casa.
La preparazione è abbastanza semplice, ma richiede attenzione, soprattutto per la sterilizzazione degli attrezzi, e lunga, in quanto ci vorrà circa una giornata.
Come si prepara?
Si prendono dei fagioli di soia, di buona qualità e i piu piccoli che riusciamo a trovare. Si ammollano per 5 ore, poi si cuociono a vapore per circa 1,5 o 2 ore in una pentola a pressione. Usando una pentola normale i tempi si raddoppiano.
Noi abbiamo usato questo contenitore in acciaio per cuocere a vapore, molto comodo sia per la cottura sia per poterlo maneggiare successivamente evitando di toccare i fagioli cotti.
Per controllare se la cottura è completata, quando sarà trascorso un po' di tempo, dovremo provare ad aprire la pentola e assaggiare qualche fagiolo per valutarne la consistenza. Se non si usano attrezzi sterili, conviene, far bollire ulteriormente i fagioli per qualche altro minuto prima di estrarli.
Qualche minuto prima di togliere i fagioli dalla pentola a pressione, sterilizzare, usando l'acqua bollente, un contenitore e un cucchiaio. Noi ad esempio usiamo una pirofila di vetro.
E' importante usare attrezzi sterili per evitare di contaminare i fagioli con altri batteri.
A fine cottura, si prepara il contenitore sterilizzato e si aggiunge un po' di natto pronto da usare come madre (ne basta pochissimo). Ovviamente la prima volta dovrete procurarvi una confezione di natto comprata in negozio.
Si apre la pentola a pressione e con molta attenzione si trasferiscono i fagioli bolliti nel contenitore sterilizzato, evitando di toccarli con oggetti non sterilizzati (o con le mani).
Si aggiungono i fagioli usando il cucchiaino sterilizzato e avendo cura di non toccarli assolutamente con alcun altro oggetto.
Si copre il contenitore con un foglio di carta da cucina e poi sopra con la pellicola d'alluminio. Si praticano alcuni fori sulla carta d'alluminio, in modo che il nattoo possa respirare.
Si piegano i bordi del tappo e a questo punto fagioli sono pronti per la fase della fermentazione. Che dovrebbe durare circa 20 ore ad una temperatura di quasi 40°.
Noi usiamo una cuociriso, mettendo il contenitore a bagno-maria e tenendo il coperchio della cuociriso aperto, con lo switch acceso in posizione di mantenimento temperatura.
Se sentite un puzzo di ammoniaca, significa che qualcosa è andato storto, magari i fagioli sono stati contaminati da altri batteri: buttate via tutto e riprovate.
A questo punto il nattou sarebbe pronto, ma la sua fermentazione continua in frigo, e sarà completata in una settimana.
Potete consumare il nattou direttamente, e se lo volete conservare, mettetelo nel freezer in piccole confezioni monouso.
Beh... che dire... buon nattoo!
lunedì 18 maggio 2009
Serata con takoyaki
L'idea è tornata in mente dopo aver visto una famosa trasmissione dove si confrontavano appunto i takoyaki e la pizza, e i partecipanti dovevano scegliere il migliore.
Per rendere la preparazione più divertente li abbiamo cucinati sul tavolo, con il fornello portatile e una "takoyaki pan", la piastra per takoyaki in ghisa, proveniente direttamente da Kappabashi.
All'inizio è stato un po' difficile fare le palline per bene. Rispetto alla spettacolare maestria dei takoyakiya professionisti noi eravamo molto imbranati. Ma alla fine il risultato è stato accettabile.
Eccoli i takoyaki pronti e conditi nel piatto.
C'erano con noi alcuni ospiti italiani, che hanno visto per la prima volta questo prodotto nipponico(e alcuni addirittura era la prima volta che usavano le bacchette). Comunque allla fine hanno gradito.
Alla prossima serata.
sabato 16 maggio 2009
Corso di tedesco multietnico
Come potete vedere c'è quella italiana, tedesca, ma anche giapponese, belga, ugandese e albanese. Non c'è che dire, proprio un corso multietnico.
E anche tra gli italiani, molte fisionomie diverse: alti, bassi, biondi slavati, moretti. Si vede proprio che da noi sono oltre 2000 anni che si mescola sangue di gente diversa...
giovedì 14 maggio 2009
Il tempio di Suitengu
lunedì 11 maggio 2009
Panoramica da Odaiba
Il noren 暖簾
Per tenerne in vita il ricordo mi sono fatto dare il "noren", ovvero la tenda tradizionale che si trova davanti l'entrata di un ristorante giapponese, per indicare che è aperto e quali cibi offre.
I primi tempi, da ignorante, mi domandavo: perchè si mette questo telo quando il ristorante è aperto, dato che oscura l'entrata e la rende più difficile, mentre si toglie alla chiusura? Non dovrebbe essere il contrario?
E invece gli ultimi tempi metterlo e toglierlo era diventato un compito mio. Mi ci ero affezionato.
Ora è in Italia, e così il suo destino è di durare ancora un bel po'.
É un po' scolorito, perchè di sole ne ha visto tanto, però è in buono stato. L'ho lavato, per pulirlo dalla polvere e dallo smog depositato in anni di servizio.
Ecco una foto mentre stava asciugando.
Ora è stirato, ripiegato e riposto come le cose sacre. Non so ancora però dove posizionarlo, per ora.
Lo metterò alla porta d'entrata di casa quando organizzerò una cena con amici giapponesi, per farli sentire un po' di piu' a casa.
Chissà però cosa penseranno i vicini italici...
P.S.: se fosse stato per me, avrei portato in Italia l'izakaya al completo. :-)